Azione, gli scenari politici del leader Calenda: con Renzi potrebbe vincere su tutti, ecco perché

Azione, gli scenari politici del leader Calenda: con Renzi potrebbe vincere su tutti, ecco perché

Dapprima politico, poi dirigente d’azienda, europarlamentare ed oggi segretario di Azione: Carlo Calenda, già viceministro dello sviluppo economico nei governi Letta e Renzi e in seguito Ministro dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, vuole rappresentare l’alternativa politica per le prossime elezioni, il terzo polo per unire gli intenti degli italiani che non si identificano nelle ideologie del centrosinistra e del centrodestra. Un partito, quello di Azione, che si rivolge all’Italia valorosa, l’ottava potenza mondiale, la seconda economia manifatturiera d’Europa, uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e il luogo di nascita della cultura occidentale. Quello stesso Paese che paga il pegno di un tasso di analfabetismo funzionale doppio rispetto agli altri Paesi avanzati, e dove un giovane su due non legge un libro. Per il leader di Azione, uno Stato forte non è quello che nazionalizza le imprese, ma quello che istruisce i cittadini e li prepara ad affrontare le sfide di una società libera e di un’economia fondata sulla concorrenza e sulla sostenibilità.

ACCORDO FALLITO CON IL Pd-Un programma politico chiaro e definito, piuttosto moderato, che non passa inosservato al segretario del Pd Enrico Letta, che cerca in qualche modo di dialogare con Calenda e promuovere una collaborazione. Cinque giorni di trattative intense, e il diretto interessato smentisce subito l’idilliaco scenario. In diretta tv, ospite di Lucia Annunziata, nel programma “Mezz’ora”: “Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi ha fatto un patto, con contenuti contrari, con chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, con chi dice di no a tutto, al termovalorizzatore, con chi in fondo è comunista, perché poi, alla fine della fiera è questo. E io ho detto a Letta, se firmi un patto e formalizzi questo la gente non ci capirà più niente, sembrerà un’accozzaglia di persone come erano Bertinotti, Turigliatto, Pecoraro Scanio”, ha detto il leader di Azione.

Calenda ha attribuito la rottura dell’accordo all’inclusione nell’alleanza di Sinistra Italiana e dei Verdi, oltre che di Impegno Civico di Luigi Di Maio, gli altri partiti più piccoli coinvolti dal Partito Democratico nella coalizione che avrebbe dovuto affrontare la destra alle elezioni del 25 settembre, ma che secondo Calenda sarebbe diventata a questo punto «un’ammucchiata».

L’INCONTRO CON RENZI-Chiusa una porta per Azione sembra spalancarsi un portone: entro venerdì Carlo Calenda Matteo Renzi decideranno se correre insieme l’avventura elettorale. I due si sono parlati e si sono lasciati dandosi questa scadenza. Venerdì quindi, se si deciderà per l’alleanza, potrebbe esserci un incontro ufficiale tra i due, dopo i contatti di questi giorni.

L’ex premier appare più possibilistapiù diffidente, invece, il leader di Azione. Renzi ha ribadito a Calenda quello che gli ha detto più volte ultimamente: «Il leader saresti tu». Ma Calenda non è ancora convinto. Sa che è difficile arginare una personalità come quella del fondatore di Italia viva e vuole capire fino in fondo se un accordo con Renzi verrebbe ritenuto convincente dal suo elettorato.

IPOTESI IN SOLITARIA-Intanto, nel quartier generale di Azione si lavora a ritmo continuo alle liste, ai programmi. E all’organizzazione della raccolta delle firme. Sempre che Calenda non opti per un’alleanza con Renzi, perché in quel caso non ne avrebbe bisogno. Ma prima di sciogliere la riserva l’eurodeputato attende anche di capire se invece gli sarà possibile presentarsi comunque da solo senza dover raccogliere le firme. «Noi — spiegano al quartier generale di Azione — abbiamo l’esenzione. La legge parla chiaro: chi ha eletto un parlamentare europeo anche con un contrassegno composto, come era quello di “Pd siamo europei” non ha bisogno di raccogliere le firme. E nelle prossime ore — aggiungono speranzosi i fedelissimi di Calenda — potrebbe esserci la certezza di questa interpretazione». Se così fosse l’ex ministro potrebbe anche essere tentato dalla corsa in solitaria.

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