Dagli scudetti di Maradona a quello della sostenibilità

Dagli scudetti di Maradona a quello della sostenibilità

Il Napoli è finalmente in Paradiso. Il popolo napoletano può urlare allo Stivale di essere campione d’Italia aritmeticamente. Dal gol di Marco Baroni alla Lazio a quello di Victor Osimhen all’Udinese sono passate ben 33 primavere. Una festa attesa e preannunciata da mesi con addobbi e striscioni presenti in città già dai primi di febbraio, quando il Napoli aveva fatto praticamente il vuoto alle spalle ipotecando così il terzo titolo della sua storia.

Uno scenario inimaginabile solo 8 mesi fa: nei ritiri di Dimaro e Castel di Sangro regnava il pessimismo generale a seguito della partenza della vecchia spina d’orsale formata dai vari Ospina, Ghoulam, Fabian Ruiz e soprattutto dei tre moschettieri Insigne, Mertens e Koulibaly. In entrata, a parte il nome altisonante Raspadori, solo incognite quali Ostigard, Kim, Kvarashelia, Ndombelè e Simeone, alla prima esperienza in un club da vertice. Critiche esasperate, forse fin troppo. L’emblema di questa insoddisfazione della piazza per l’operato di Giuntoli sul mercato è lo striscione che appare in città: “3 pacchetti di Kim 10 euro”, come a dire che Koulibaly andava sostituito con un profilo già affermato in campo internazionale. Aria nuova quindi nello spogliatoio. Il Napoli aveva bisogno di un ricambio generazionale, un new look di calciatori motivati, affamati ma allo stesso tempo competitivi per garantire alla piazza un’altra stagione da vertice senza, però, perdere di vista il bilancio. Aspetto fondamentele e prioritario nella politica di De Laurentiis.

E i risultati non tardano ad arrivare. Dopo un inizio sperimentale e quasi di ambientamento, dopo i due scialbi pareggi di agosto contro Fiorentina e Lecce, il Napoli comincia la sua scalata allo scudetto con la vittoria a Roma in rimonta contro la Lazio, e da lì gli azzurri inanellano una stricia mostruosa di vittorie consecutive, ben 11 per poi incappare nel primo stop in campionato soltanto alla prima dell’anno solare dopo la sosta, a San Siro contro l’Inter (1-0). Poi altro filotto con 8 successi di fila per poi cadere in casa contro la Lazio e arrivare col fiato corto nell’ultimo mese e mezzo di campionato. Si attende solo la matematica: si gioca un pò col destino individuando nel 29 aprile il giorno tanto atteso, a distanza di esattamente 33 anni dall’ultimo scudetto. Ma la Salernitana e Dia la pensano diversamente fungendo da guastafeste. E si arriva così a Udine. Il resto è storia. Ora non resta che attendere l’ultima gara al Maradona contro la Sampdoria per alzare al cielo per la prima volta il trofeo tricolore

Ora la sfida più complessa. Confermare la supremazia in Italia e tentare la grande scalata anche in Europa. Ci sono tutti i presupposti per aprire un nuovo ciclo vincente, sia tecnico che economico. Il Napoli è l’unica big in Italia con un bilancio in attivo e che fonde il proprio principio sulla sostenibilità. “Sono io il vostro Cavani”, esclamò De Laurentiis in ritiro qualche anno fa in ritiro a Dimaro e forse non aveva tutti i torti. I calciatori passano, la maglia e il padrone restano.

a cura di Antonio De Crecchio

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