Equo compenso, RdC, protezione speciale: da oggi cosa cambia

Equo compenso, RdC, protezione speciale: da oggi cosa cambia

A sette mesi dalla elezione a presidente del Consiglio, Giorgia Meloni mette nero su bianco i provvedimenti e le leggi che delineano l’impronta conservatorista dell’Italia ma bene attenta al rispetto delle direttive europee, imprescindibili per una pacifica convivenza con le istituzioni maggiori. La Presidente- o il Presidente, che dir si voglia– ha dimostrato sin da subito chiarezza e determinazione nella realizzazione del programma rappresentato da FdI, fermo restando la comunione di intenti con la Lega e Forza Italia che, fina ad ora, sembrano aver trovato. In questo articolo seguirà una breve sintesi degli ultimi emendamenti firmati dal Governo. Rileggiamoli insieme:

Equo compenso

Dopo un percorso lungo più di 2 anni si chiude l’iter del DDL sull’equo compenso per i professionisti. La remunerazione proporzionata alla «quantità e alla qualità del lavoro svolto» per tutti i professionisti. La legge si applica a tutti i professionisti, sia quelli iscritti a un Ordine, che quelli appartenenti alle professioni non regolamentate (tra questi, ad esempio, gli amministratori di condominio, i tributaristi e i revisori legali).

Per equo compenso si intende la corresponsione di un compenso:
– proporzionato alla qualità e quantità del lavoro svolto;
– proporzionato al contenuto e alle caratteristiche della prestazione;
– conforme ai compensi previsti per tutti i professionisti.
 
Benché il principio dell’equo compenso sia universale, la legge non obbliga tutti i committenti, che si rivolgono ai professionisti, ad applicare l’equo compenso.
 
Sono obbligate solo:
– le Pubbliche Amministrazioni;
– le imprese bancarie e assicurative;
– le imprese con più di 50 lavoratori o più di 10 milioni di euro di ricavi.
 
La legge crea le condizioni per tutelare i professionisti dai committenti forti, ma lascia al mercato tutti gli altri contratti.

Assegno unico

Nella bozza del decreto legge lavoro, atteso nelle prossime due settimane all’esame del Consiglio dei ministri, all’articolo 29 compare anche un aiuto alle famiglie e in particolare ai minori in difficoltà per la scomparsa di uno dei due genitori. Il governo, infatti, mette sul piatto una maggiorazione dell’assegno unico universale proprio per i minori che appartengono a nuclei con un Isee fino a 15mila euro e in cui, al momento della presentazione della domanda, è presente un solo genitore lavoratore poiché l’altro risulta deceduto. Attualmente la maggiorazione- secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore– già prevista dalle norme sulla assegno unico universale è riconosciuta per ciascun figlio minorenne presente in nuclei in cui entrambi i genitori sono percettori di reddito da lavoro, è pari per il 2022 a 30 euro mensili per i nuclei con un Isee pari o inferiore a 15.000 euro, e si riduce gradualmente per livelli di Isee superiori fino ad annullarsi in corrispondenza di un Indicatore pari o superiore a 40.000 euro (o in mancanza di Isee).

Reddito di cittadinanza

Non più Mia, ma Gil(Garanzia per l’inclusione).Ci sono state delle modifiche ma senza cambiare l’impianto: due misure, una per le famiglie povere, che sostanzialmente conferma il reddito introdotto nel 2019 dal governo Conte 1, e una per i cosiddetti occupabili, ovvero persone single o coppie di adulti abili al lavoro, che prenderanno un assegno ridotto e per non più di 12 mesi: uno strumento pensato più come un ammortizzatore sociale che un’indennità assistenziale.

La misura per gli occupabili si chiamerà Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa. Potrà essere richiesta da single o coppie di adulti abili al lavoro, che quindi non fanno parte di famiglie con minori, anziani e disabili che fanno scattare il diritto a chiedere la Gil. Entrambe le nuove prestazioni scatteranno dal primo gennaio 2024. Per gli abili al lavoro, che da agosto di quest’anno, secondo quanto stabilisce la legge di Bilancio, non riceveranno più il vecchio Reddito di cittadinanza, scatterà una prestazione transitoria per coprire gli ultimi mesi del 2023, si chiamerà Pal, prestazione di accompagnamento al lavoro.

Come hanno anticipato in questi giorni il Messaggero e il Sole 24 Orela nuova indennità per gli occupabili sarà di 350 euro; quindi, non solo più bassa dei 780 euro che in teoria un single può prendere con il Reddito, ma anche rispetto ai 375 euro ipotizzati nella prima bozza. Non solo. Nel caso in cui la famiglia sia composta di due adulti occupabili, il secondo percettore prenderà la metà: 175 euro, per un totale nella coppia di 525 euro.

Per le famiglie che invece potranno chiedere l’assegno sostitutivo del Reddito, quelle cioè al cui interno c’è un disabile, un minore o un anziano con almeno 60 anni, l’importo base sarà sempre di 500 euro al mese più l’eventuale parte destinata a coprire l’affitto, fino a 280 euro al mese, per un totale appunto di 780 euro, com’è stato finora, aumentati secondo una nuova scala di equivalenza che tiene conto della composizione familiare. La Gil verrà corrisposta, come l’attuale Reddito, per 18 mesi, rinnovabili dopo una sospensione di un mese, come l’attuale Reddito. (fonte: Corriere della Sera)

Protezione speciale migranti

È contenuta nel cosiddetto “decreto Cutro” (annunciato dal governo dopo il gravissimo naufragio di migranti del febbraio scorso) ed è stata inserita tramite un emendamento della maggioranza che probabilmente, scrivono i giornali, sarà ulteriormente modificato. La protezione speciale è uno dei tre modi grazie ai quali una persona straniera che arriva in Italia scappando da situazioni di pericolo può ottenere la possibilità di vivere e ricevere accoglienza nel paese.

Quando una persona straniera entra in Italia ha diritto a richiedere protezione internazionale allo stato, e la sua domanda è esaminata dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, un ufficio presente nelle prefetture italiane. A seconda del tipo di domanda, la commissione può riconoscere tre tipi di protezione, oppure rigettare la domanda.

Il primo tipo di protezione è l’asilo politico, che secondo la Convenzione di Ginevra è riconosciuto alle persone che ottengono lo status di rifugiato, cioè una persona che «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».

Il secondo tipo di protezione è la cosiddetta “protezione sussidiaria”, che è prevista da una direttiva europea recepita dall’Italia e si applica alle persone che potrebbero subire in caso di rimpatrio un «danno grave» (come per esempio morte, tortura o altri trattamenti inumani) o anche la minaccia derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato.

La “protezione speciale”, come riportato da Il Post, esiste soltanto da qualche anno: in precedenza esisteva una norma simile chiamata “protezione umanitaria”, che tuttavia nel 2018 era stata praticamente abolita (con pochissime eccezioni) da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, nell’ambito dei cosiddetti “decreti sicurezza”. Durante il secondo governo Conte la ministra Luciana Lamorgese aveva poi ripristinato la norma con il nuovo nome di “protezione speciale”, e con alcuni cambiamenti.

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