La formica rossa, o anche detta ‘di fuoco’, arriva in Italia raggiungendo per la prima volta l’Europa: in Sicilia, complice il clima, sono stati individuati 88 nidi distribuiti su cinque ettari vicino a Siracusa. Una presenza ‘silente’ sul territorio che potrebbe essere stanziata lì già da anni, come testimoniano le punture subite dagli abitanti della zona. Il rischio che più si teme è che l’esercito delle Solenopsis invita- nome scientifico delle formiche rosse- possa dare vita a «supercolonie» di grandi dimensioni, note per la loro capacità di infestare i dispositivi elettronici come computer e televisori. Si stima ogni anno un danno globale di 5,6 miliardi di euro.
Intervenire per fermare la diffusione
Originaria del Sud America, si pensa che sia giunta dalla Cina o dagli Stati Uniti, probabilmente diffusa in tutto il mondo con i mezzi di trasporto merci. Il più grande ostacolo, al momento, è riuscire ad arrestare la diffusione: una soluzione sarebbe quella di uccidere le regine, anticipando il periodo di latenza che precede la crescita rapidissima spalleggiata, in questo caso, dalle condizioni climatiche attuali favorevoli.
Rischi per l’uomo e l’ecosistema
Dotata di pungiglione, la sua puntura è dolorosa e può causare reazioni allergiche, portando anche allo shock anafilattico, gravi conseguenze però si verificano nell’ecosistema: le formiche di fuoco sono tra le prime cinque cause della perdita di biodiversità. Sono, tra l’altro, la causa dei danni all’agricoltura e alle infrastrutture poiché danneggiano i cavi, non a caso solo negli Stati Uniti si investono sei miliardi l’anno per eradicarle. L’Australia, ad esempio, spende ogni anno 240 milioni di euro per eradicare le formiche di fuoco. Finora, l’unico Paese al mondo ad essere riuscito nell’operazione è la Nuova Zelanda, nel 2001.
Clima tropicale favorevole Per Coldiretti, “si tratta dell’ultimo sbarco di specie aliene avvenuto nella Penisola portate nelle campagne dalla globalizzazione degli scambi e dai cambiamenti climatici in Italia, dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra proprio nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020 mentre anche il 2023 si classifica fino ad ora al terzo posto degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,65 gradi la media storica.”