L’elezione dei presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, inaugura ufficialmente l’avvio della nuova legislatura che vedrà a capo del governo la giovane leader di FdI, Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia e Lega dominano in Parlamento, creando malumore tra le file di Forza Italia, che vede nelle parole e nei gesti del leader Silvio Berlusconi il massimo disprezzo: non solo nei confronti del neo eletto La Russa, ma anche direttamente verso la Meloni, che definirà ” prepotente, arrogante, offensiva, ridicola“. Si parte con entusiasmo e disappunto che, però, non tocca minimamente la leader di FdI, la quale si dice pronta a procedere anche senza il supporto del Cav. “All’elenco deve aggiungere che non sono ricattabile”, tuona la Meloni.
GOVERNO MELONI, LE QUESTIONI CON IL CAV
Che l’aria nel centrodestra fosse tesa, era già stato predetto da qualcuno dell’opposizione e, la previsione sembra non rivelarsi del tutto infondata: con la bocciatura di Licia Ronzulli, su cui Berlusconi premeva per un ministero, l’intesa costruita in campagna elettorale va in frantumi. E il Cav nega il suo voto a La Russa, a mo’ di ripicca, per vendicarsi del maltorto subito dagli alleati. “Le farò vedere chi sono”, rincara Berlusconi, che minaccia di non indicare come premier Meloni durante le consultazioni al Colle. La scelta potrebbe portare ad alcune conseguenze a cascata. In primo luogo a quel punto Sergio Mattarella dovrebbe verificare se la leader di Fdi abbia i numeri per avere l’incarico oppure conferirle un incarico esplorativo, come è successo nella scorsa legislatura (Cottarelli) o nella precedente (Bersani).
MELONI PUNTA AL SUO GOVERNO, NUOVO ESECUTIVO SENZA DIKTAT
«Io vado avanti sulla mia strada, non mi faccio piegare, non mi faccio imporre nulla. So quello che devo fare e come farlo, nei prossimi terribili mesi che ci aspettano, e sarà decisivo iniziare bene se vogliamo durare. Ma posso farlo solo con una squadra coesa, di gente capace, su cui posso contare e di cui posso fidarmi. Altrimenti inutile anche solo cominciare». Dall’altra parte del fronte fa capolino una Meloni furiosa. Il Corriere della Sera racconta oggi che non ha alcuna intenzione di cedere: Il foglietto del Cavaliere va respinto al mittente. Così come le pretese dell’alleato. E quindi s’affaccia un possibile ipotesi: di escludere dal nuovo governo tutti quelli che non hanno votato La Russa in Senato. E cioè ogni senatore della delegazione di Forza Italia tranne Berlusconi e Casellati che sono rimasti in Aula.
VERSO IL GOVERNO MELONI, I “DESIDERATA” DI BERLUSCONI
La trattativa nella coalizione di centrodestra per l’assegnazione di cariche e ministeri prosegue fra alti e bassi. Ma quali sono i “desiderata” di Silvio Berlusconi? Un indizio arriva da Palazzo Madama, dove il Cav ha portato degli appunti su ci sarebbero scritti i nomi dei ministri (proposti) in quota Forza Italia: Antonio Tajani ministro degli Esteri, Maria Elisabetta Casellati alla Giustizia, Anna Maria Bernini per l’Università, Maurizio Gasparri ministro della Pubblica Amministrazione. La lista indicherebbe inoltre un «altro ministero» per Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia, oppure, in alternativa, il dicastero di Ambiente e Transizione Ecologica. Diverse le proposte relative a Licia Ronzulli. La prima: ministro per le Politiche Europee. Seguono tutta una seria di alternative: ministero del Turismo o quello dedicato ai Rapporti con il Parlamento.
GOVERNO MELONI, IL TOTO MINISTRI
Intanto il totoministri va avanti. L’agenzia di stampa Ansa scrive che un punto fermo, in queste ore, sembra essere Giancarlo Giorgetti all’Economia. Assai probabile anche Antonio Tajani alla Farnesina, mentre rimangono stazionarie le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi al Viminale. Sulla Giustizia, mentre il Cav vuole Casellati, Meloni sembra non voler cedere sull’ex pm Carlo Nordio. Con Francesco Paolo Sisto di Fi tra i papabili per un ruolo di viceministro. Il più accreditato alla Difesa è Adolfo Urso di FdI. Al partito della premier andrebbe pure il ministero dell’Istruzione (anche se finora non circolano nomi) e lo Sviluppo economico con Guido Crosetto in pole.
Come sottosegretario alla presidenza del Consiglio in molti puntano su Giovanbattista Fazzolari. Che potrebbe però andare al ministero per l’attuazione del programma. La Lega porterebbe a casa Matteo Salvini alle infrastrutture: « Sono a disposizione. So cosa so fare. Al Viminale l’ho dimostrato», dice lui. Gian Marco Centinaio andrebbe all’Agricoltura e Roberto Calderoli alle Riforme. Per Casellati Meloni immagina il ministero della Pubblica Amministrazione, mentre Anna Maria Bernini andrebbe all’Università e Paolo Zangrillo (o Guido Bertolaso) alla Salute. Resta sul tavolo anche l’opzione vicepremier. Uno sarà Salvini. Per l’altro, che spetterebbe a Forza Italia, potrebbero esserci sorprese.