Imparare a gestire le scadenze per evitare gli sprechi: ecco come consumare il cibo

Imparare a gestire le scadenze per evitare gli sprechi: ecco come consumare il cibo

La scadenza dei cibi è sicuramente una tra le prime cose che si guarda in etichetta, seguita dalla lista ingredienti, dalla tabella nutrizionale e così via. Generalmente, una volta acquistato quello che volevamo, a meno che non si debba consumare subito, riponiamo la spesa nel frigo, nel freezer o nella dispensa di casa. 

A volte, però, ci si dimentica di ciò che si è comprato e, quando ce ne si accorge, può succedere che alcuni di questi prodotti abbiano ormai superato il giorno della loro data di scadenza o del termine minimo di conservazione.

Cosa fare, a questo punto: cestiniamo i cibi scaduti o li consumiamo comunque? 

SCADENZE DEL CIBO: LA DIFFERENZA TRA DATA DI SCADENZA E TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE

La shelf-life – o tradotto “la vita di scaffale” – di un alimento è il periodo di tempo durante il quale il prodotto mantiene accettabili le sue caratteristiche nutrizionali, sensoriali e igienico-sanitarie. Conoscendo la shelf-life degli alimenti, tramite appositi test in laboratorio, si potranno scegliere le caratteristiche che l’imballaggio deve avere per i differenti prodotti, per conservarli e trasportarli; inoltre, si andranno anche a determinare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione

Ma cosa indicano questi due termini e cosa li differenzia? Dal Reg UE 1169/2011, vediamo che il termine minimo di conservazione viene riportato in etichetta con la seguente dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro il…”, oppure “da consumarsi preferibilmente entro fine…”. A queste frasi, è seguita generalmente la data che riporta il giorno, il mese e l’anno.
Ma se un prodotto invece:

  • si conserva per meno di 3 mesi, allora si riporta solo il giorno e il mese;
  • se è conservabile per più di 3 mesi ma meno di 18, allora viene riportato solo il mese e l’anno;
  • se l’alimento dura 18 mesi, si riporterà solo l’anno entro cui consumarlo.

Da queste indicazioni, ne deriva che il termine minimo di conservazione (o TMC) sia riportato per alimenti che hanno una maggiore stabilità, che quindi vanno incontro ai processi di deterioramento nutrizionale, organolettico e di sicurezza in un arco di tempo più lungo dopo la loro commercializzazione.

La data di scadenza, invece, è preceduta dall’espressione “da consumare entro…”, ed è seguita dalla data che indica il giorno, mese e anno entro cui il prodotto può essere consumato. Per lo più, questa indicazione la si trova nelle confezioni di quei cibi deperibili, come latte fresco, yogurt, latticini, insalata in busta e pasta fresca. 

Aver esposto la differenza tra TMC e data di scadenza serve a far capire come gli alimenti in commercio sono diversi tra loro, e molti cibi possono essere consumati in sicurezza anche oltre le indicazioni riportate in etichetta.

ALIMENTI CON TMC: QUALI SONO ED ENTRO QUANDO MANGIARLI?

I prodotti che riportano un TMC, superato tale periodo, subiscono una perdita delle loro caratteristiche organolettiche e nutrizionali, ma sono ancora sicuri dal punto di vista sanitario e tranquillamente commestibili e, così facendo, si riduce anche lo spreco alimentare

Nelle nostre dispense, ci sono diversi prodotti con un TMC che va da 1 a 3 mesi e altri che invece arrivano a 18 mesi: vediamo quali possono essere e per quanto tempo ancora si possono mangiare, rispettando sempre le modalità di conservazione riportate in etichetta.

CIOCCOLATO, CAFFÈ E SPEZIE SCADUTI

Si consiglia di consumarli entro 6 mesi o 1 anno dopo il loro confezionamento: trascorso questo arco di tempo perderanno le loro qualità organolettiche, aspetto fondamentale per questi prodotti. Ma tranquilli se li consumate con qualche ritardo: anche dopo 2 mesi, fino a un massimo di 4, non ci sarà nessun problema dal punto di vista della sicurezza alimentare.

PASTA E RISO SCADUTI

Sono alimenti con una percentuale di acqua “libera” molto bassa, cioè quell’acqua immediatamente disponibile ai microrganismi per il loro sviluppo. Questo aspetto rende la pasta e il riso prodotti stabili, che non vanno immediatamente incontro a deterioramenti microbiologici. Quindi, se conservati in un luogo fresco e asciutto, in confezioni integre, anche dopo 1-2 mesi dalla loro scadenza risultano ancora commestibili.

BISCOTTI, CRACKER, GRISSINI E SNACK SALATI

Anche loro, alimenti stabili sotto l’aspetto microbiologico, si potranno infatti consumare dopo qualche mese dalla scadenza. Probabilmente, si potrà notare una perdita di croccantezza, aspetto sensoriale però molto importante per questo tipo di prodotti.

LE CONSERVE

Qui, possiamo raggruppare, ad esempio la passata di pomodoro, tonno sott’olio, marmellata, cetriolini sott’aceto e così via, tutti prodotti che possiedono una lunga data di scadenza. Trascorsi 1-2 mesi dopo il loro TMC, senza aver mai aperto la loro confezione, possono essere ancora consumati. Se notate muffa o odori strani, però, evitate l’ingestione.

IL PANE IN CASSETTA E IL PANE GRATTUGIATO SCADUTO

Anche se dal punto di vista sensoriale, il pane in cassetta, va incontro a una perdita di sapore e consistenza, se lo si ritrova in dispensa, si può consumare in tranquillità anche 1 mese dopo il TMC indicato. Il pane grattugiato, invece, conservato in modo tale da evitare la formazione di umidità e, quindi, di muffa, dopo la scadenza lo si può consumare per altri 2-3 mesi.

Farina,zucchero, miele, olio: come comportarsi?

L’infestante per eccellenza delle farine è il Tribolium: dopo aver controllato che all’interno confezione – quindi nel prodotto – non vi sia traccia di questo piccolissimo insetto, trascorsi 3-5 mesi dopo la sua data di scadenza la farina può ancora essere utilizzato.

Lo zucchero da cucina, così come il sale, non scade: entrambi i prodotti non sono soggetti a dover riportare sulla loro etichetta il termine minimo di conservazione.

Dura per lunghissimi periodi: è infatti uno tra gli alimenti più stabili dal punto di vista nutrizionale, organolettico e microbiologico. Bisogna però conservarlo nel modo adeguato, cioè lontano da fonti di calore e in un luogo fresco e asciutto.

L’olio scade, ma non causa nessun pericolo alla salute. Dopo l’imbottigliamento e trascorso un anno da tale periodo, inizia a perdere le sue caratteristiche nutrizionali e organolettiche: tuttavia, fino a 18 mesi dopo essere stato confezionato in bottiglia può essere consumato.

Trascorso 1 mese dalla loro scadenza, i prodotti surgelatise consumati cotti, sono sicuri. Attenzione, però: i prodotti scongelati e poi ricongelati una seconda volta devono essere cestinati.

ALIMENTI FRESCHI CON DATA DI SCADENZA: È SICURO CONSUMARLI DOPO TALE PERIODO?

prodotti deperibili o freschi perdono rapidamente le loro caratteristiche: in particolare vanno incontro a deterioramenti microbiologici, che influiscono sulla loro sicurezza. Ma prestando attenzione, se si conservano in maniera adeguata, si possono consumare anche qualche giorno dopo la data di scadenza riportata in etichetta. Ad esempio, a questa categoria di prodotti fanno parte tutti quelli che vengono conservati in frigo, come il latte fresco, uova, carne, pollo, pesce, yogurt e formaggi freschi. Ma vediamo nello specifico i singoli alimenti.

LA SCADENZA DELLO YOGURT

Si è visto come, anche dopo 6 giorni, può essere consumato in sicurezza. Attenzione però che sia ancora confezionato e che non siano presenti confezioni “gonfie”: in questo caso, si sta sviluppando della muffa e quindi bisogna buttarle.

BERE LATTE FRESCO SCADUTO FA MALE?

Dopo 3/4 giorni dalla data di scadenza si può ancora bere; passato tale periodo, si consiglia di non consumarlo (anche dopo averlo fatto bollire). 

UOVA

È preferibile consumarle fresche, in particolare se si pensa di usarle crude. In ogni caso, qualche giorno dopo la scadenza si possono ancora consumare, meglio cotte in questo caso.

FORMAGGI FRESCHI

Vanno in contro velocemente a fenomeni di deterioramento; meglio consumarli quindi entro la data riportata, ma dopo 2 giorni sono ancora sicuri.

CARNE E PESCE

Pesce e carne, come il pollo, possono essere consumati ben cotti dopo 1-2 giorni, oltre la data di consumo consigliata.

Ma è importante sottolineare che, soprattutto per gli alimenti freschi, si consiglia di rispettare il più possibile la data di scadenza e le modalità di conservazione riportate in etichetta. Inoltre, ricordate che per ogni prodotto c’è uno spazio riservato in frigo specifico. L’ultimo consiglio è quello di affidarsi sempre ai propri sensi: se l’odore o l’aspetto di un cibo non vi convince, meglio non consumarlo.

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