La pandemia della disuguaglianza : solo dieci uomini tra i super ricchi del mondo

La pandemia della disuguaglianza : solo dieci uomini tra i super ricchi del mondo

Non tutte le epidemie vengono per nuocere: eccezion fatta per i comuni mortali che risentono tutt’ora delle ripercussioni di una crisi che stenta ad allentare la presa, ci sono uomini, rinomati imprenditori, appartenente ad una cerchia ristretta, che con l’avanzare del virus addirittura hanno visto raddoppiare il loro patrimonio. A darne notizie è il rapporto di Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, intitolato «La pandemia della disuguaglianza», pubblicato il 17 gennaio 2022 in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Durante i 21 mesi di pandemia da Covid-19 i dieci uomini più ricchi del mondo lo sono diventati ancora di più, vedendo raddoppiata la loro ricchezza, che è passata da circa 700 miliardi a ben 1.500 miliardi di dollari. Questo significa che la velocità con cui accumulano immense ricchezze è raddoppiata al ritmo di 1,3 miliardi al giorno, 15 mila dollari al secondo. Il patron di Amazon, Jeff Bezos, ovviamente, che da inzio pandemia ha guadagnato 81 miliardi di dollari (quanto il costo di tre dosi di vaccino, «booster» incluso, per l’intera popolazione mondiale. Ma anche il leader di Tesla, Elon Musk, il re del lusso Arnault, Bill Gates, il guru degli investitori, Warren Buffett, e i numeri uno delle Big Tech, a partire da Mark Zuckerberg (Facebook/Metaverso) per continuare con Brin e Page (Google) e Larry Ellison (Oracle).

LA DERIVA ITALIANA-Il risvolto della medaglia, quello tangibile che ci riguarda molto più da vicino, racconta invece di una società fortemente debilitata, di famiglie e imprese che non riescono a sopportare il peso increscioso di chiusure e limitazioni che ancora persistono, fino a tirare la riga della resa, chiudere per sempre le attività. Ammontano ad oltre 390.000 imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato nel 2020, fenomeno non compensato dalle 85.000 nuove aperture. Questa la stima sulla nati-mortalità delle imprese del commercio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi dell’Ufficio studi di Confcommercio, secondo cui, pertanto, la riduzione del tessuto produttivo nei settori considerati ammonterebbe a quasi 305.000 imprese (-11,3%). Di queste, 240.000, esclusivamente a causa della pandemia. In altre parole, sottolinea il rapporto, l’emergenza sanitaria – con tutte le conseguenze che ne sono derivate, restrizioni e chiusure obbligatorie incluse – ha acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6% all’11,1%) e addirittura più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%). 

IL MALE MINORE– Chi vince e chi perde, chi ne esce danneggiato, chi trionfale: la pandemia ha stravolto le regole ed ogni sano equilibrio che sorreggeva i mercati e l’economia, fino a ridisegnare i confini di un nuovo modello economico, dettando le regole che disciplinano rapporti e vendite. Un modello in cui è centrale l’e-commerce, il commercio privo di fisicità, che unisce e viaggia velocemente da un polo all’altro del nostro pianeta, bypassando barriere e tecnicismi che convergono in quello che possiamo già considerare “vecchio” modello commerciale. Ogni Paese europeo è in affanno, così come nel resto del mondo, non si contempla città o stato che non sia stato sfiorato dalla catastrofe. Solo una luce, quella in fondo al tunnel, ci salverà: saremo in grado di sopravvivere?

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