L’Ucraina continua ad essere il centro delle attenzioni del rapporto tra Russia e America, dove la tensione è altamente tangibile, e i timori di una reale invasione sono tutt’ora più resistenti che mai. In teoria, la ragione che muove il presidente Putin a schierare le truppe sul confine, è la richiesta avanzata da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di entrare nell’Alleanza Atlantica, volontà che se venisse concretizzata, comprometterebbe l’incolumità del territorio russo, perché si ritroverebbe senza Stati cuscinetto a protezione di Mosca. Secondo le informazioni raccolte dall’intelligence Usa, la Russia avrebbe ammassato circa 130mila unità al confine con l’Ucraina per difendere il preteso «diritto storico» sull’Ucraina, che faceva parte dell’Unione Sovietica fino al collasso del 1991. Il presidente sostiene da tempo che russi, ucraini e bielorussi siano stesso popolo e che dovrebbero tutti vivere in un unico stato a guida russa, considerato pericoloso l’ingresso nella Nato di una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico. Nella pratica, invece, sembrerebbe che l’invasione dell’Ucraina sia destinata a rimanere l’avatar di una guerra mediatica tra Mosca e Washington, l’ asso nella manica di cui il presidente russo si serve per raggiungere obiettivi importanti. O ancora meglio, un espediente per distogliere l’attenzione mediatica da quelle che sono le reali manovre russe, di una parziale de-escalation militare e politica, che Vladimir Putin si prepara a orchestrare.
LE ORIGINI DEL CONFLITTO-Nel febbraio 2014, all’espulsione da parte degli ucraini del presidente filorusso Viktor Yanukovich, Putin rispose con l’azione militare che è culminata con l’annessione della Crimea e alla ‘guerra civile’ appoggiata nella regione del Donbass, nel Sudest del Paese, dove di fatto è stato proclamata una Repubblica autonoma da Kiev grazie al sostegno russo.
UCRAINA CONTESA, LA NATO RESISTE-Nell’alta tensione tra Mosca e Kiev un ruolo cruciale ce l’ha la Nato, l’Alleanza atlantica che dopo la fine dell’Unione Sovietica ha spostato sempre più a est la sua sfera di influenza. Dopo il crollo del regime comunista sono diventati membri della Nato Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord, tutti Paesi che facevano parte del blocco sovietico. Ma per Putin la preoccupazione maggiore è quella di essere assediato, nei confini a ovest, da Paesi un tempo nel blocco sovietico che ora sono tutti parte integrante dell’Alleanza atlantica, che in chiave anti-russa ha anche fortemente militarizzato.
ITALIA E GERMANIA, LA SPALLA DI PUTIN-Da parte sua il Cremlino può contare anche sulle divisioni nel fronte occidentale, che potrebbero spingere Putin a forza la mano dal punto di vista militare. Nella partita ucraina non destano scalpore tra gli analisti le posizioni defilate di due ‘big’ del continente europeo come Italia e Germania: entrambe sono legate particolarmente a Mosca: i due Paesi infatti non sono in grado di affrontare un eventuale sospensione energetica che potrebbe arrivare in risposta ad eventuali sanzioni economiche nei confronti del regime di Putin.
GUERRA SI O NO?– È ancora presto per parlare di fine della crisi ucraina, che ormai da settimane tiene in sospeso la comunità internazionale. Ma ci sono segnali significativi che il picco della più grave confrontazione Est-Ovest dai tempi della Guerra Fredda sia stato raggiunto e superato. Ieri il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che una parte delle truppe spiegate nelle regioni frontaliere dell’Ucraina ha iniziato a far ritorno nelle basi, dopo aver terminato le esercitazioni. L’agenzia Interfax ha precisato che anche i soldati schierati in Crimea hanno cominciato a far rientro nelle caserme. Le manovre, tuttavia, continuano nel resto delle zone di confine.