Salario minimo: apertura dalla Premier, ma l’opposizione non si fida

Salario minimo: apertura dalla Premier, ma l’opposizione non si fida

Il salario minimo continua a tenere banco nel dibattito di confronto tra maggioranza e opposizione. Oramai al tramonto l’estenuante battaglia per i diritti civili, per il Pd di Elly Schlein, il governo Meloni dovrà ora impegnarsi e dare priorità all’introduzione di questa misura che sembrerebbe rendere il nostro Paese più inclusivo a livello europeo: difatti solo cinque paesi in Europa non prevedono un limite minimo di retribuzione. Tra questi, appunto, l’Italia.

SALARIO MINIMO: C’è CHI DICE NOVE…-Elly Schlein sul salario minimo ci mette la faccia e l’impegno di tutto il partito. “Le opposizioni hanno unito le forze per proporvi una legge che fa due cose molto semplici: rafforza la contrattazione collettiva” e “stabilisce una soglia sotto la quale anche la contrattazione collettiva non può andare. Abbiamo individuato quella soglia a 9 euro l’ora”, dice la segretaria dem. “Al di sotto della quale è sfruttamento, non può e non deve essere legale”. Per Schlein sotto quella cifra si calpesta la dignità del lavoro. La segretaria del Pd in commissione Lavoro alla Camera ha definito la sua una “battaglia di civiltà”, un modo per dare un segnale a “quei tre e milioni e mezzo di persone in difficoltà”, per garantire loro una “soglia di protezione”.

Schlein: disponibile ad un incontro con Meloni su salario minimo

E CHI DICE NO: -La posizione della Premier è altrettanto trasparente: “Il taglio della tassazione sul lavoro per noi è una priorità. Noi tra la legge di Bilancio e il decreto Lavoro abbiamo tagliato di 7 punti la tassazione per i redditi fino a 25 mila euro. Soprattutto in un periodo di inflazione galoppante, è impatto importante. Ovviamente non è tutto, vogliamo rendere questi provvedimenti strutturali e cercare di allargarli. Non si può sostenere allo stesso tempo che abbiamo dei salari da fame, che c’è il problema dell’inflazione, che bisogna mettere più soldi in tasca ai lavoratori e che addirittura bisogna immaginare un salario minimo legale, e poi dire che è inutile abbassare il cuneo contributivo. Io credo che sia molto più inutile il salario minimo, che è un’iniziativa buona sul piano filosofico, ma che rischia poi di essere un boomerang”. Prosegue la Meloni: “Noi in Italia abbiamo la contrattazione collettiva. Quando noi introduciamo un salario minimo per legge, quel parametro diventa aggiuntivo e quindi di maggior tutela, o sostitutivo e quindi di minore tutela? Io sto cercando di fare una cosa più concreta”.

Intanto Giorgia Meloni accenna un’apertura verso la fattibilità della misura, con un unico compromesso: il rinvio a settembre. La premier non ha smentito l’articolo di Repubblica stando al quale sarebbe disposta ad “aprire al dialogo” sull’argomento. Che non significa dare il via libera alla proposta presentata dalle opposizioni unite ma solo rispondere, in qualche modo, all’appello “molto garbato” di Carlo Calenda“. Da Fratelli d’Italia arrivano però segnali che non indicano certo la volontà di superare l’attuale muro contro muro: il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, a LaPresse dice che sono le opposizioni a dover concedere un rinvio dell’esame della loro proposta a settembre insieme a “un ragionamento più ampio su salari e lavoro”. Altrimenti si andrebbe alla votazione dell’emendamento soppressivo prima in commissione e poi, probabilmente, anche in aula. Non proprio un segnale di pace. E poco dopo la linea è stata confermata da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

SALARIO MINIMO NELL’UE-La direttiva dell’Ue in materia non impone di cambiare i sistemi nazionali sul salario minimo, ma stabilisce un quadro procedurale per promuovere «salari minimi adeguati ed equi» nell’Unione europea. Il tutto nel rispetto delle differenze nei modelli di mercato del lavoro fra i diversi stati membri e tenendo presente che i Trattati vietano alla Commissione di legiferare in tema di remunerazioni. Nell’Ue l’Italia è uno dei cinque paesi che non prevedono un limite minimo di retribuzione, in compagnia dei “frugali” Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia. Gli altri 22 paesi hanno introdotto una soglia minima, a seconda del costo della vita e dell’andamento economico nazionale: si va dai 2,37 euro l’ora della Bulgaria (pari a 399 euro al mese) ai 13,37 euro del Lussemburgo (2.387 euro al mese). I livelli variano quindi fra gli stati membri, che possono essere divisi in tre gruppi.

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