Sanità, oltre 400.000 operazioni slittate: ecco perché il post-Covid fa paura

Sanità, oltre 400.000 operazioni slittate: ecco perché il post-Covid fa paura

Gli effetti dell’epidemia in corso continuano a rimarcare la fragilità del sistema sanitario italiano, che sembra vacillare ogni giorno sempre di più, e a pagare le pene sono puntualmente gli ammalati che vedono slittare interventi, rinviate le cure, a causa di un netto dimezzamento del personale sanitario, positivo al Covid o sospeso per mancata vaccinazione. E’ uno scenario allarmante che rischia di mietere nuove vittime, graziate dal virus, ma non dalla nostra coscienza: privare i reparti di medici e infermieri indispensabili a garantire il sacrosanto diritto alla cura è un atto di inaudita irresponsabilità. Mentre aumentano tra le file, uomini e donne che attendono interventi urgenti , salva vita, si delinea aspramente il rigetto, da parte delle aziende ospedaliere, ad accogliere i pazienti. Ad aggravare il prospetto, affiora poi l’insufficienza dei posti nelle terapie intensive, occupati abusivamente dai riluttanti alla vaccinazione, i cd No Vax, sui quali incombe tutta la colpa degli ammalati che restano privi di cure, rinviati a data da destinarsi. Oltre 400.000 le operazioni slittate, la Società italiana di chirurgia parla di “drammatica riduzione degli interventi”, dal 50 all’80% a seconda delle regioni

Nell’anno 2021, nonostante l’impegno delle autorità sanitarie e dei chirurghi, non si è riusciti a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche nonostante in molte regioni siano state organizzate sedute operatorie aggiuntive su specifici progetti, “adesso le liste di attesa torneranno ad allungarsi a dismisura, tornando praticamente nella stessa situazione del 2020, che ha portato come conseguenza 400.000 interventi chirurgici rinviati, notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili”, ricorda Francesco Basile, Presidente Società Italiana di Chirurgia.

La situazione è veramente delicata, bisogna agire adesso per evitare che la corretta attenzione alla pandemia possa gravare eccessivamente sulla salute dei pazienti chirurgici, ad esempio, con la creazione di percorsi differenziati per i pazienti chirurgici che non risentano delle esigenze dei pazienti Covid; il ripristino del personale infermieristico e anestesiologico dei blocchi operatori; il mantenimento dell’efficienza degli screening territoriali e della diagnostica di primo e secondo livello per i pazienti oncologici e la necessità di preservare in ogni ospedale un numero adeguato di posti letto no Covid in terapia intensiva per i pazienti oncologici da operare. Le soluzioni ci sono, le strutture ospedaliere potrebbero accogliere molte più richieste di intervento e smarcarsi dalle pesanti accuse di malasanità. Sarebbe sufficiente una buona organizzazione tra i reparti e del personale, ripristinando sulla scia del buon senso, una condizione ideale ed egualitaria della sanità.

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