Marco Mengoni vince la 73^ edizione del Festival di Sanremo. Un pronostico arrivato già tempo prima, tra rumors e smentite, lo eleggeva sul podio, per l’appunto, vincitore. E le aspettative non deludono le attese: con la massima approvazione della sala stampa e con il voto dei telespettatori, a notte inoltrata, Amadeus con Gianni Morandi, affiancati dalla co-conduttrice Chiara Ferragni rivelano la classifica conclusiva del Festival: secondo posto per Lazza, terzo per Mr. Rain. E si volta già lo sguardo a domani dal momento che ad Ama toccherà organizzare anche la prossima edizione, salvo colpi di scena, con un contratto che lo riconferma ancora per un anno come direttore artistico. Evitando, magari, i clamorosi colpi di scena che, a pensarci bene, caratterizzano a monte la sua direzione artistica perché, se di qualità ci sarebbe da vendere, non c’è bisogno di inscenare drammi, talvolta utili ad implementare l’audience. Come lo scorso anno è toccato alla coppia Morgan-Bugo, quest’anno a pagare pegno è un giovanissimo Blanco, complice la sua inesperienza, se la prende con i fiori di Sanremo, distruggendo mezzo palco a causa di un problema tecnico che gli impedisce la performance. Credendo che questo siparietto possa bastare: macché stiamo scherzando?

Seguirà il filone Fedez, indiscusso protagonista trash di questa edizione, con un appetitoso programma nazional-popolare : strappa in diretta la foto del vice- ministro Bignani, urla la sua opinione contro l’aborto, fino a farsi trascinare da Rosa Chemical sul palco dell’Ariston in un momento di audace passione. Spostando così il focus su tematiche socio-politiche, e alla gara qualcuno, poi, ci penserà. Critica feroce viene mossa anche riguardo il ruolo delle donne all’interno della kermesse che, nonostante gli sforzi di Chiara Ferragni a rivendicare la posizione della donna-madre nella società, questa, viene rilegata a mannequin con il compitino del predicozzo, agli italiani, tra razzismo, risentimenti personali da mamma mancata, tematiche sociali che, a dirla tutta, avrebbero meritato più luce sui fatti ed anche meno dei riflettori dell’Ariston. Pensare che il carcere minorile di Nisida meriti solo qualche minuto di discorsetto luccicante, bagnato da qualche lacrimuccia di rito, mi lascia perplessa. Vince Gianni Morandi, che sa restituire al Festival l’impronta della sua tradizione, oramai surclassata da una manifestazione simile, sempre più vicina e conforme a quella dell’Eurovision, nei costumi, nelle esibizioni e nelle trame; vincono i Cugini di Campagna, con la loro prima-e memorabile- partecipazione alla kermesse; vince la vera classe di Luisa Ranieri e le sue lezioni di barese che hanno conquistato il pubblico con la serie Lolita Lobosco; vince Marco Mengoni con Due Vite, brano di stratosferica eleganza, e rivendica con successo la naturale paternità dello spirito sanremese.
Maria Parente