Scomparsa di Kata, un pretesto per parlare di occupazione clandestina

Scomparsa di Kata, un pretesto per parlare di occupazione clandestina

La notizia della scomparsa di Kata, la piccola peruviana di soli 5 anni, uscita di casa per giocare e inghiottita nel nulla, sembra quasi il pretesto per portare sotto i riflettori l’occupazione clandestina che da anni latita nel capoluogo toscano. Il contesto sociale che ha fatto da sfondo alla vicenda e le dichiarazioni dei genitori della piccola di sicuro non hanno contribuito a migliorare la situazione: l’ex albergo, situato nella zona nord della città, aveva chiuso i battenti a fine 2020 e poco meno di due anni dopo, nel settembre del 2022, venne occupato grazie all’ennesima azione del Movimento di lotta per la casa che favorì l’ingresso di una settantina di persone, il cui numero è aumentato nel tempo (adesso sarebbero un centinaio).

Al momento è difficile avanzare ipotesi concrete e seguire una pista rispetto a un’altra, anche se quella del racket degli affitti nell’ex albergo fiorentino, occupato da varie famiglie tra cui quella di Kata, resterebbe quella privilegiata. Secondo gli investigatori sarebbero tre i gruppi interessati dall’attività illecita del racket, due composti da peruviani, uno dei quali vicino alla famiglia di Kata, e un terzo di romeni: il costo di una camera andrebbe dagli ottocento euro senza bagno, fino ai millecinquecento euro per una stanza con i servizi.

Il Movimento per la Lotta per la Casa a Firenze, nato come risposta alla crisi abitativa in città si propone di “combattere per il diritto all’abitazione per tutti i cittadini”; è un movimento sociale e politico che unisce diverse organizzazioni e individui, tra cui associazioni di quartiere, sindacati, gruppi studenteschi e cittadini comuni, tutti riconducibili all’esperienza radicale dell’estrema sinistra. Il movimento si è autoassegnato il ruolo di protettore dei diritti degli inquilini e ha combattuto con ogni mezzo per bloccare gli sfratti ritenuti ingiusti, provocando talvolta a situazioni di tensione e di conflitto; nel corso degli anni la battaglia per il diritto alla casa è diventata sempre più una bandiera dietro la quale poi in molti hanno trovato riparo, come le tragiche vicende di questi giorni stanno dimostrando.

Dalla politica non sono giunti fino ad oggi provvedimenti mirati a risolvere l’occupazione clandestina: il sindaco Dario Nardella aveva chiesto lo sgombero immediato, che però non fu possibile perché mancava la flagranza di reato. Da allora non è accaduto nulla di rilevante, fatta eccezione per la denuncia da parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia per l’attivazione clandestina di luce, acqua e gas tramite allacci abusivi alle utenze. In situazioni analoghe per eseguire lo sgombero sostanzialmente si agisce in due modi da prassi: in flagranza di reato entro 48 ore dall’occupazione, oppure in virtù di un sequestro preventivo della magistratura, chiesto (tanto che la Digos della questura depositò un’articolata informativa in procura) ma mai disposto, secondo quanto risulta a ’La Nazione’. Solo con il provvedimento del giudice ci sarebbero tutti i presupposti legali – fanno sapere in ambienti investigativi –  per riunire il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura e dare mandato alla forza pubblica di intervenire e, contestualmente, individuare sistemazioni per le categorie fragili, mamme e bambini in primis, attraverso i servizi sociali del Comune.

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