Sessantanove giorni dopo

Sessantanove giorni dopo

Un sacchetto di plastica sulla testa ed un martello, nell’intento di registrare un video hard con il telefonino. Charlotte ha le mani legate, è Davide Fontana a gestire quel momento concitato, a cui lei si affida, lascia fare. Con il 43enne bancario, Carol aveva avuto una relazione sentimentale, lo conosceva, si fidava, ma accade qualcosa nella testa di Davide per cui quell’eccitante situazione erotica si trasforma in un’imprevedibile scena dell’orrore: ad un certo punto inizia a colpirla, prima piano e poi più forte, con il martello su tutto il corpo mentre con l’altra mano tiene il telefonino per filmarla. «Resomi conto di cosa avevo fatto — mette a verbale — , le ho tolto il cappuccio». Carol perde molto sangue. È morta. Fontana finisce la giovane tagliandole la gola con un coltello da cucina.

Carol ha 26 anni, mamma dall’età di 20, ex commessa che decide di cambiare la sua vita durante la pandemia: tutto ha inizio con qualche amatoriale caricato sulla piattaforma Onlyfans, poi, la sua carriera nell’hard è tutta in divenire. Lo fa per soldi, dichiara alle amiche, scoprendo una nuova realtà che si affianca a quella di Davide, già attore porno amatoriale. Il motivo dell’omicidio sembrerebbe banale, Davide dichiara di aver perso il controllo e di aver realizzato quanto accaduto quando Carol inizia a perdere molto sangue, più del previsto, e non c’era più niente da fare. Ma per il giudice delle indagini preliminari di Brescia, la 26enne sarebbe stata uccisa perché avrebbe voluto lasciare il paesino milanese di Rescaldina per vivere in provincia di Verona, dove suo figlio risiede insieme al suo ex fidanzato. Il movente è di natura chiaramente passionale.

Davide ha impiegato sessantanove giorni, quasi tre mesi ,per disfarsi del cadavere di Carol. Ha cercato di liberarsene in più riprese, ha tentato di bruciarlo, ha smembrato il corpo della ragazza e ne ha conservato i resti in un congelatore. In attesa di realizzare l’omicidio perfetto, aspettando il momento giusto, quello in cui lui sarebbe stato assolto da colpe e sospetti, lei quanto prima dimenticata dal mondo

In questa triste narrazione, degna trama da thriller americano, a pagare pegno è ancora una volta la donna, uccisa materialmente dall’ex compagno e moralmente dai pregiudizi della comunità. Chi muore per omicidio non può avere un valore o una dignità diversa per la professione che svolge, del ruolo che sceglie di avere, o per le stesse scelte che compie: il bigottismo che caratterizza la nostra mentalità, oggi come ieri, non è cambiato affatto. Si parla di società progredita, di libertà, di parità tra sessi, ma nel concreto non siamo affatto pronti ad aprirci nei confronti del divenire: le sofisticate proiezioni mentali che ci consentono di guardare oltre la punta del naso, sono solo una chimera. Guardandoci dentro siamo piccoli, scuri e avidi. Carol(Charlotte) è una pornostar.

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