Ci sono personaggi come Silvio Berlusconi che noi pensiamo eterni perché consideriamo loro un riferimento, perché pensare che Silvio c’è un po’ ci rassicurava, unendo nonostante le contrapposte ideologie politiche, con il carisma che lo ha sempre contraddistinto sin dal suo debutto sulla scena politica italiana. Oggi Silvio Berlusconi passa a miglior vita, ma il suo contributo al nostro Paese resterà indelebile.
Segue in questo articolo una breve analisi di un imprenditore e politico, ma anche di un eccellente comunicatore, che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni della politica italiana.
Da imprenditore a Cavaliere: breve ritratto di Silvio Berlusconi– Dalla militanza nella piccola borghesia ai vertici del governo: la vita di Silvio Berlusconi si snoda attraverso una serie di vicende impossibili da narrare per la loro complessità, e delicatezza, ma il Cavaliere- così volle nominarlo il giornalista Gianni Brera a seguito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro- è riuscito, dal nulla, a costruire un impero che va oltre l’ambito politico: imprenditore arguto, quattro volte Presidente del Consiglio, dopo aver iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia, nel 1975 ha costituito la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset, nelle quali convergono altre società come Arnoldo Mondadori Editore e Silvio Berlusconi Communications. Ha fatto il suo ingresso in politica nell’ottobre 1993 e nel gennaio 1994 crea Forza Italia, partito politico di centro-destra nel 2008 confluito ne Il Popolo della Libertà e poi rifondato nel 2013. La sua politica ha segnato la vita politica italiana dalla metà degli anni novanta in poi con un atteggiamento definito berlusconismo, ampiamente sostenuto dai suoi seguaci politici e dai suoi elettori
Silvio Berlusconi, figura politica tra genio e narcisismo
Un uomo aperto, dotato di una spiccata genialità imprenditoriale, liberale, affidabile, generoso, colto ma anche narcisista, megalomane, spudorato, arrogante, il tutto condito da una notevole superficialità culturale e la radicata paranoia anticomunista: le testimonianze sulla persona di Silvio Berlusconi scorrono a fiumi e risultano molto utili per tracciarne il profilo, umano e politico. Silvio Berlusconi ha la capacità di risvegliare un consenso entusiastico tra i suoi amici e una profonda avversione nei nemici politici:
questo è l’indizio di una personalità, per definizione, altamente differenziata e individuata
Quella di Silvio Berlusconi è la personalità politica più significativa della cosiddetta Seconda Repubblica. Ha raccolto a lungo vastissimi consensi, ed è riuscito a condizionare
gli equilibri politici in fasi delicate della vita nazionale. Che piaccia o no, Silvio Berlusconi ha scritto la storia politica e imprenditoriale del nostro paese, dominata dalla sua personalità, ha guidato in modo dirimente il tratto di strada che separa la fine della Prima Repubblica e l’ascesa di Matteo Renzi. Sia prima che dopo però, compare sempre lui, il Cavaliere, sia come imprenditore e amico di Bettino Craxi, nonché fautore del patto del Nazareno.
Un’ideologia denominata Berlusconismo– Il berlusconismo non è stato un fenomeno occasionale, al contrario esso ha segnato profondamente una fase rilevante della storia del nostro Paese. Per conoscere le fortune elettorali di cui ha beneficiato la compagine politica di Berlusconi è necessario prendere in considerazione tutte quelle circostanze che hanno segnato il momento storico e che hanno consentito all’imprenditore milanese di proporsi come guida politica del Paese. E’ stato proprio il crollo della cosiddetta «Prima Repubblica» a spianare il terreno per la fermentazione del berlusconismo: il terremoto politico-giudiziario di Mani Pulite provocò il definitivo collasso dei partiti di governo, provocando un vuoto politico nell’area moderata. Questo vuoto fu riempito prontamente dal centrodestra di matrice berlusconiana. Lo sviluppo della cultura politica berlusconiana risale agli anni Ottanta. Un preciso insieme di fattori si rivela favorevole alla sua ascesa in politica: il declino delle grandi ideologie, che sin dalla fine degli anni Settanta trova conferma nel fenomeno del «riflusso»; l’impossibilità dei partiti di massi di fornire risposte alle sollecitazioni provenienti dal mondo produttivo che stava attraversando una delicata fase di transizione, dal modello della grande fabbrica fordista a quello post-fordista, contrassegnato dalla
centralità del lavoro autonomo e della piccola-media impresa; la spettacolarizzazione della politica, rappresentate dalla vicenda del Partito socialista italiano di Bettino Craxi; il ritorno d’attualità di prospettive liberistiche ostili all’intervento dello Stato in economia; infine, l’assoluto protagonismo culturale che in quel decennio assumono le televisioni commerciali appartenenti all’universo Fininvest, di proprietà dello stesso Berlusconi.